Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/207

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distinzione quinta — cap. vii. 179

mo e contra di lui quello che non vorrebbe che fosse fatto a sé o contro a sé, allora si perverte l’amore della carità del prossimo, e peccato mortale si commette. E non è però da intendere che ogni piccola ingiuria e leggieri offesa che si facesse verso il prossimo sia sempre peccato mortale; ma come si dirà più innanzi. E acciò che s’intenda bene quello ch’è detto dell’amore di Dio, e della carità che si dee avere a lui, alla quale niun altro amore si dee pareggiare o agguagliare; è da sapere ancora, come già in parte è detto di sopra, che Iddio è il sommo bene e l’ultimo fine, ed è finale beatitudine della creatura razionale, cioè dell’uomo; e perciò tutto l’amore, tutto il desiderio, tutto l’affetto in lui si dee ragunare e porre: ogni altra cosa si dee amare in ordine a Dio, cioè che le cose s’amino sì e in tanto, in quanto elle aiutano e inducono1 ad amare Iddio, e fare la sua volontà, la quale ci si manifesta per quelle cose che ci comanda Iddio; onde l’amore e la finale intenzione si dee porre tutta in lui, come nel fine. L’altre cose si debbono amare come cose ordinate al fine, e allora è l’amore e la carità diritta e bene ordinata. Ma se l’uomo perverte questo ordine dell’amore, e, seguitando sua concupiscenzia o sua cupidità o sua vanità, e ’l piacere della propia volontà, ama le cose che sono al fine, per loro medesime,2 come s’ella fossono il fine; e in loro si diletta e riposa coll’amore e coll’affettuoso desiderio, facendo di loro suo fine, e pospognendo l’intenzione3 coll’amore dell’ultimo fine; allora mortalmente pecca: imperò che si spegne la carità, ch’era vita dell’anima e che l’ordinava all’ultimo fine; e l’amore della propia volontà, che parte l’ani-

  1. Ediz. 95: sì e in tal modo che l'adiutino e induchino. E non molto diversamente il Salviati.
  2. Non so perchè gli accademici preferissero il leggere a questo luogo: med-esimo. Certo erra il Codice nostro, che pone: medesimi.
  3. Erra pure il medesimo, scrivendo: la tentazione ec. (errore ripetuto poco più innanzi in questo stesso capitolo). Ma noi stiamo colle più vecchie stampe, che nel rimanente col nostro concordano.