Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/296

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268 trattato della vanagloria.

gloria umana; del quale1 disse Vergilio: Vincit amor patrioe, laudumque immensa cupido; e quello che séguita. Ed è tanta questa cupidità e la voglia della gloria, che gli uomini la vanno cercando per vie distorte e per lo suo contrario. Onde dice Valerio, che molti si truovano che volendola acquistare, la spregiano e di fatto2 e con parole; del cui dispregio essendone lodati e nominati, hanno acquistata loda col suo spregio.3 E non solamente con buone opere e con virtù s’ingegnano le genti d’avere gloria, ma eziandio si truovano di quegli che con opere ree e con malificii la vanno cercando: come narra Valerio di quello Pausania, che domandando egli un altro come potesse essere di subito nominato e conosciuto, fugli risposto che ciò potrebbe intervenire s’egli uccidesse uno uomo glorioso e di grande stato. Andò costui, e uccise il re Filippo, padre d’Alessandro; e per questo tutto il mondo parlò di lui, e scrissesi nelle storie e nelle croniche colui che prima era oscuro e scognosciuto. Simile racconta di colui che, per farsi nominare, misse fuoco in quello ricco e magnifico tempio della dea Diana in Efeso; il quale poi preso e posto alla colla, confessò che per essere nominato e famoso l’avea fatto, con ciò fosse cosa che non avesse in sé altra bontà per la quale potesse farsi nominare. Ed è bene mente perversa quella di coloro che si gloriano del male; de’ quali dice Seneca: E’ si trovano di quegli che si gloriano de’ vizi loro; onde David profeta diceva: Quid gloriaris in malitia, qui potens es in iniquitate? perché ti glorii tu nella malizia, il quale se’ possente nella iniquitade? quasi dica: Non è cosa d’averne loda né gloria, ma d’averne biasimo e infamia. Onde dicea quella santa donna Ester: Tu nosti quod oderim gloriam iniquorum: Tu sai, Signore, ch’io ebbi sempre in odio la gloria degli uo-

  1. Il Manoscritto: della quale.
  2. Ediz. 95 e 85: volendo acquistar gloria, l'hanno dispregiata et di facti ec.
  3. Le stesse: hanno acquistato gloria col loro (85: suo) dispregio.