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nato a liberare la mia patria, come fu Xantipo1 di Lacedemonia a liberare Cartagine, quando vinse e prese il detto Regolo. Di ciò mi cresce sicurtà e non paura, considerando che nella virtù d’un uomo, come fu in Xantipo, può essere cotanto di bene. Non è da udire l’essemplo degli Ateniesi ch’e’ raccontò, perchè non saviamente lasciarono la guerra a casa e andarono a farla altrove. Perchè va egli raccontando le favole de’ Greci, e non dice come Agatocle2 re di Seracusa, essendo la Sicilia guasta e guerreggiata dagli Africani, si partì dalla sua terra e andò in questa medesima Africa ove io voglio andare, e, guerreggiandola, convenne che i nemici suoi si partissono di Sicilia, e andassono a difendere le loro terre in Africa? Egli è bisogno dimostrare con antichi e novelli esempli quanto sia utile a fare volontariamente guerra a’ suoi nemici in su le loro terre, per levàglisi da casa; e molti se ne potrebbono raccontare, ma neuno n’è maggiore nè più presso essemplo, che Annibale medesimo. Molto ha grande differenza da coloro che fanno guerra e rubano gli altrui terreni, da3 coloro che si veggono ardere e incendere i suoi; però che troppo cresce l’animo e l’ardimento più a chi fa guerra e paura altrui, che a chi si difende. Non avea speranza Annibale che tanti popoli del nome latino si rendessono, quanti se ne renderono dopo la vittoria ch’egli ebbe ad Cannas.4 Quanto maggiormente se ne renderanno a noi in Africa? però ch’e’ Cartaginesi non hanno neuna cosa ferma; che sono compagni sanza fede, e i loro costumi e modi sono superbi e gravi a sostenergli. E quando noi fummo abandonati dagli altri Italiani, noi ci difendemmo da’ Cartaginesi per noi medesimi, i quali siamo usi e disposti a guerra. Ma a loro non avverrà cosi, però che i cittadini di Cartagine