Pagina:Sperani - Tre donne, Milano, Galli, 1891.djvu/138

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Ella rimaneva a capo basso, le braccia conserte, mormorando appena:

— Che cosa devo fare?... Sandro non mi dà retta.

E non pareva inquietarsi di più. Il suo amore, nato di gelosia in un momento di spasimo, si illanguidiva a poco a poco come una pianta delicata che il gelo consuma.

Aveva sofferto tanto per quell’uomo: non poteva soffrire di più.

D’altra parte, quella bimba nata morta le aveva rapito forse per sempre la speranza di una nuova maternità. Dunque.... tutto era finito.

— Ha voluto che pensassi sempre a lei! — diceva la povera contadina con quel senso arcano d’intima poesia che la distingueva.

Avrebbe voluto morire, perchè si rodeva di non poter lavorare come prima, nè rendersi utile in alcun modo.

Si sentiva vecchia, e non era mai stata così bella. La malattia che le vietava i lavori troppo faticosi, non la danneggiava ancora esteticamente, anzi, le giovava. La sua carnagione, imbrunita