Pagina:Sperani - Tre donne, Milano, Galli, 1891.djvu/155

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Un calore plumbeo, insoffribile, si sprigionava dalle nuvole biancastre, abbaglianti la vista, che velavano il sole ancora abbastanza alto. Il dottore trasse di tasca una pezzuola di batista, impregnata di una essenza acutissima che gli serviva a combattere i cattivi odori delle camere dei contadini e l’odore d’acido fenico a cui la professione lo condannava: e si asciugò la fronte madida di sudore.

Provava in sè una inquietezza, uno struggimento, qualche cosa di strano, d’inesplicabile. Il desiderio banale che l’aveva tormentato negli ultimi tempi era quasi sopito. Ben altro carattere aveva l’angoscia che gli serrava il cuore adesso; ben altra cosa era la sottile tristezza che gli penetrava l’anima, disperdendo i piccoli progetti egoistici di gaudente povero, già tanto accarezzati; e mettendo un senso di amarezza fin nella visione del piacere inconsciamente evocata.

— Senti — disse, dopo un lungo e penoso silenzio — devo dirti una cosa che ti farà, forse, cambiare idea. Tua cognata muore...

Ella smise un istante di filare, e alzò gli occhi stupefatti sul medico.