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Pagina:Sperani - Tre donne, Milano, Galli, 1891.djvu/236

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ha trovato la nota giusta, anzi umana; gli uomini che descrive sono veramente, umanamente uomini.

Uno dei pregi che più ammiro nell’autrice è il senso di intima, assoluta realtà — sangue e muscoli del suo ingegno — al punto che i fatti, i personaggi non li leggiamo, li vediamo, li sentiamo, viventi e veri, immedesimati nella nostra vita come esistenti insieme a noi; e li conosciamo tanto a fondo come se li avessimo frequentati per anni ed anni.

Silvio Cigerza.


Leggendo un romanzo di Zola, potete chiedervi quanto l’autore, per iscrivere quel libro, ha veduto, ha notato, ha coordinato, ha riassunto. Nel romanzo della Sperani vi chiedete quanto, per farlo, le è bisognato della sua propria vita, quante lagrime, quanti sconforti, quante amare voluttà le è costato.

(La Cronaca Rossa).

Filippo Turati.


La signora Speraz che si nasconde sotto lo pseudonimo, bene ormai noto, di Bruno Sperani, ha contrapposto in questo suo nuovo romanzo la idealità della vita alla realtà; come indica il titolo.

Che tutto il romanzo sia condotto con pari felicità, non oserei affermare; certo è che vi si leggono pagine molto buone, che l’intendimento ne è sano ed alto, che vi sono figure ben tratteggiate, come quella della moglie del pittore, Filomena, che vive modello di virtù e di rassegnazione tutta dedita alle cure della famiglia. Anche merita lode la egregia autrice per avere osato condurre il romanzo