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«La mancanza di generosità e di ideale distrugge la vita di certi esseri come la mancanza di cibo, o la rende intollerabile, come la mancanza d’amore...»
È questo il concetto del romanzo di Bruno Sperani. Malgrado l’apparente scetticismo, l’autrice ha un alto ideale di nobiltà, di libertà, di giustizia, che nelle ultime pagine del libro ottiene la sua rivincita e consola delle miserie, delle doppiezze, delle vergogne rappresentate nelle parti precedenti.
Come metodo d’arte, la scrittrice si serve di preferenza dell’analisi e della narrazione; se questa riesce necessariamente poco animata, l’altra è molto penetrante; quantunque, in qualche punto, non vada esente da artificiosità.
Le figure che spiccano al primo piano, in piena luce, sono quelle dell’avvocato Malpieri e della Giuseppina; le altre sono tutte episodiche, ma non per questo meno efficacemente ritratte. L’ambiente giornalistico, i maneggi politici, la vita pubblica d’un grande centro sono riprodotte dal vero con grande maestria.
Tutto sommato, tenendo nel dovuto conto certe ineguaglianze di stile e di condotta, e il convenzionalismo di qualche passaggio, il romanzo di Bruno Sperani ha un valore notevole, si legge con piacere e fa pensare.
Scritto in francese, a quest’ora conterebbe una mezza dozzina di edizioni e sarebbe riprodotto nelle appendici di tre o quattro giornali1.
Federico De Roberto.
- ↑ Ora il romanzo è stato tradotto in francese, e fu pubblicato nel Progrès du Nord di Lille, presto uscirà in volume; il traduttore è M.r J. B. Cotteaux.