Pagina:Sperani - Tre donne, Milano, Galli, 1891.djvu/251

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Come pare evidente da questi rapidi cenni che ne ho fatto, il libro della Bruno Sperani è interessante, pieno di forza, ricco di sentimento drammatico.

Resterebbe a risolvere se in una fanciulla onesta ed eletta come Argia, sia naturale e verosimile la vertiginosa caduta, per il fascino di un estraneo, visto la prima volta, il quale tuttavia è riuscito a dominarla e vincolarla così tenacemente al proprio volere.

Anche ammettendo la suggestione ipnotica, a cui l’autrice sembra alludere più volte, io non comprendo a sufficenza la brutalità del misfatto e per parte dello straniero e per parte della fanciulla; giudico inoltre che esso è troppo impreparato dagli avvenimenti che precedono ed affermo che non se ne potrebbe così facilmente riscontrare un esempio nella realtà. Ad ogni modo l’argomento in generale ci è svolto con brillante forma e trattato con vigore, con ampiezza, con sicurezza di scrittrice abituata a tentar di frequente sì difficili prove. L’analisi poi mi sembra più sottile e convincente nelle pagine che dipingono l’amarezza di Fausto quando si conosce rovinato da una colpa altrui; veramente bella e perfetta, nel capitolo ove scorgiamo Argia che, sul principio animata da uno spavento, da avversione, da un odio amaro, da una ripugnanza invincibile per l’ignoto essere che nelle viscere le vive, a poco a poco si calma, si fa giusta, si lascia preda a quell’indefinita beatitudine di cui la natura empie il cuore delle madri.

(Dal Resto del Carlino).

Avancinio Avancini.