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Ma a queste parole la mamma s’intenerì in lei malgrado la fierezza della donna; e le lagrime, trattenute a stento, le irrigarono il viso.
In quel momento uno stormir di foglie fece voltare il capo a Cesare: ma il silenzio che seguì subito e la sua propria agitazione non gli permisero di riflettere su quel rumore passeggero.
Era Emilia. Giunta per una scorciatoia al posto che le indicava la lettera anonima, e oramai quasi convinta della sua disgrazia.
Teresa continuava a piangere, e Cesare la guardava col cuore commosso. Il foco serpeggiava nelle sue vene.
Quella là davanti a lui era la donna che aveva colorati i suoi primi sogni giovanili, dato forma ai desideri ancora confusi dei sensi, fatto battere il suo cuore la prima volta; e che poi aveva dimenticata così facilmente.
Ma lei non l’aveva dimenticato, lei lo amava sempre, come lo aveva amato allora: forse di più.
Glielo dicevano i suoi occhi, le sue lagrime, il suono della sua voce.
Più la guardava, e più si sentiva attirato verso di lei, commosso. Non era l’amore entusiasta che lo inebbriava vicino a Emilia: era piuttosto un senso di te-