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uno scopo, senza un pensiero ben determinato. Si sentiva debole, incerto; un filo d’erba in balia del caso.

Una mattina, improvvisamente, si trovò davanti alla vasca ombreggiata dalle due quercie secolari, circondata dai cipressi e dai salici. Davanti al «lago» che piaceva tanto all’Emilia.

Nella continua distrazione, in quell’assorbimento morboso dèlia volontà, l’abitudine l’aveva ricondotto sulla nota strada, vicino alla villa di Salvore. S’arrestò e volse gli occhi in giro. Allora rivide il posto dove s’era seduto con la sua fidanzata, l’ultimo giorno, quel giorno. Dove erano andati i giuramenti d’amore eterno, e i progetti d’avvenire che avevano fatto insieme? Eppure, scrutando la sua coscienza, egli si ricordava ch’era stato in buona fede: lui l’adorava la sua bella Emilia; fino al momento della catastrofe era sicuro di non abbandonarla mai: gli pareva impossibile di poterla tradire. Ah! ma perchè dunque s’era lasciato andare a chiedere un colloquio alla filatrice? Non poteva assisterla lo stesso senza parlarle? Era vero, ma il suo cuore s’era commosso fin dal primo momento che aveva veduta la bimba: la sua figliuola. Il male stava tutto là, in quelle benedette emozioni che lui non poteva padroneggiare!