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— Ohibò! dormiva. Risi da me, da me, e scappai via.

— Non c’è male, sarebbe un buon marito, non si può negarlo: le dispute matrimoniali lo farebbero ingrassare.

— L’ha detto anche mio zio! Ma io non lo intendo così un buon marito. Io voglio rispettarlo e che mi rispetti, se devo maritarmi una volta. Il giorno che la sua condotta mi forzasse a considerarlo come un uomo qualunque, sarebbe l’ultimo ch’io passerei con lui.

— Sei terribile Emilia! Le tue idee mi sgomentano; eppure, ti amo così profondamente che il mio amore dovrebbe bastare a farti felice se tu lo comprendessi.

A questo punto, fosse la convinzione con cui Cesare parlava, o la poesia affascinante di una notte d’estate in riva al mare, Emilia parve commossa, e forse stava per dirgli qualche parola più dolce.

Ma quasichè il destino non volesse appagare in nulla il desiderio del giovane, appunto in quel momento entrò nella stanza il signor Luigi, loro zio comune, colla sua inseparabile pipa, e il non meno inseparabile pedante.

Il signor Luigi era un uomo di settantacinque anni, un po’ sordo e pieno d’acciacchi, il quale con