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Ma lei non voleva intenderle queste ragioni: era in uno stato di continua esaltazione. Gli diceva franco che era infelice e che voleva essere infelice; che aveva messo tutta la sua vita nell’amore di lui e che lontana da lui non poteva vivere. Ma i giorni passarono, e i mesi. Luigi le faceva una corte assidua. S’alzava tutte le mattine colla speranza di piacere. La sua vanità era punta, e un po’ anche il suo cuore. Bianca lo aveva amato una volta, egli se ne rammentava; lo aveva amato ed era stata gelosa, al punto che per liberarsene, seguire i proprii capricci e dar libero corso a tutte le mattane che gli frullavano pel capo, l’aveva lasciata sola. E ciò era avvenuto appunto nel momento, in cui il cuore di sua moglie gli era tolto per sempre. Ora vedendo la sua indifferenza, comprendendo che poteva amarne un altro, il suo amor proprio ne aveva sofferto; anelava ad una rivincita. Più gli sfuggiva e più s’attaccava a lei.

Lui non era di quelle anime elette che amano le persone e apprezzano le cose per il loro valore intrinseco: non conosceva che un valore relativo alla difficoltà di ottenerle.

Arrivò un giorno in cui Bianca capi che non poteva tirare avanti così: bisognava cedere o uscire da quella casa.