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e vi rimanesse la notte. In conseguenza di che, divenuta signora e padrona, consacrò la sua nuova dimora a Venere, e mandò il castellano a fare una passeggiata in Terra Santa,
Probabilmente, la favola e la cronaca, raccontano la medesima storia, secondo il gusto e l’epoca diversa dei narratori. Comunque sia, a noi poco preme. La carrozza dei nostri due villeggianti attraversava la valle in mezzo a lunghe file di lavoratori di sangue italiano, occupati a raccogliere il sale che il mare aveva deposto sulle loro saline. Un tramonto sfolgorante gettava a larghi fasci i suoi raggi obliqui, che abbelliscono ogni yeduta, su quello strato cristallino e lucente.
Liete canzoni accompagnavano il lavoro.
Il vecchio, in questo tempo, accendeva per la ventesima volta la pipa, e Emilia guardava con simpatia quelle donne abbronzate e stanche, ma non troppo malcontente del loro destino, che aiutavano gli uomini nel lavoro.
Ma già l’erta salita cominciava sopra la costa rocciosa; la terra, di bianca ch’era fino a quel punto, diventava rossastra, come cinabrese in polvere. Si trattava di salire il versante di una di quelle piccole diramazioni del Carro che vanno a morir nel