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latente odio si perdeva nella fredda indifferenza. La bella donna era morta per lui.

Fatalmente rimaneva la madre di sua figlia.

Ciò che lo affliggeva di più in quel momento era il destino di sua figlia. Quella donna gli aveva tolto ogni potere sulla figlia sua. Che cosa non può una madre sull’animo di una fanciulla? Annetta adorava la mamma pronta ad accontentarla in ogni capriccio. Per lui non aveva che parole rispettose e poche fredde carezze.

La madre le aveva insegnato a temerlo, forse a disprezzarlo. Una rappresaglia, una vendetta. E così a lui era tolto d’impedire che la sua creatura corresse a certa rovina. E di rimbalzo anche l’Emma doveva essere infelice.

Un impeto lo scosse; si battè la fronte con la mano convulsa.

— No, per tutti i santi del cielo! No!

L’impeto cadde ben presto.

La limpidezza della mente gli rivelò subito l’inutilità di quella sua nobile collera.

Che cosa poteva egli fare? Se Annetta fosse morta, sua madre l’avrebbe accusato di quella morte.

— Non avrò mai il coraggio di affrontare un simile rischio — pensò. — Sono un debole.

Allungò le mani su i tasti d’avorio; toccò i pedali.

Stanco di pensare e di combattere, il suo cervello passava quasi senza transizione nel mondo dei sogni sempre aperto alla sua fantasia.