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Non s’ingannava.

Sotto ai lunghi baci voluttuosi, in quella stretta spasmodica, nel medesimo tempo che lottava con tanta persistenza per liberarsi, ella aveva sentito il suo povero cuore innamorato balzare di gioia, e la sottile vertigine del piacere scorrere nelle sue fibre.

— Sì! — proruppe in un impeto disperato. — Sì! ti amo... e da un pezzo... Ma appunto perchè ti amo, abbi pietà di me! Ti supplico, Paolo, abbi pietà di me! Ti amo!... hai vinto... Non ti basta?

— No, cara, no!

Il trionfo lo ubbriacava.

— Sii generoso... sii buono... dammi questa prova di affetto... risparmiami!...

Implacabile, egli non ascoltava più....

Poco dopo, Emma sedeva in un angolo della stanza, affranta, intorpidita, il mento appoggiato al petto, gli occhi chiusi, le braccia distese, pallida come un marmo, e come un marmo, immobile.

Pareva morta. Solo il terribile affanno, per cui il suo petto si alzava e si abbassava con violenza, e due lagrime che colavano dalle palpebre chiuse, rivelavano la vita e il dolore.

Il Brussieri andava intorno per le stanze, ravviandosi i capelli e i baffi con una spazzola, gettando occhiate investigatrici di qua e di là, preoccupato di far sparire ogni traccia di disordine. Una massa di fogli d’ufficio, precipitati insieme alla sedia su cui