Pagina:Speraz - Emma Walder.pdf/188

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giacevano, e sparsi sul pavimento, gli strappò una mezza bestemmia.

Si inginocchiò per raccattare quei fogli; li spolverò e li rimise a posto. Intanto prestava l’orecchio ai rumori esterni, un po’ inquieto, con qualche scatto d’impazienza all’indirizzo di Emma che non accennava a muoversi.

Quando tutto fu in ordine, si accostò risolutamente a lei e mormorò:

— Presto tornerà l’usciere.

Ella balzò in piedi, tutta di un pezzo, con un grido di terrore.

— Tss! Non gridare!

Attonita, essa lo guardò.

Fu uno sguardo lungo, profondo, investigatore.

Gli occhi del cancelliere, non sostenendo quell’esame, si chinarono al suolo.

Emma si passò una mano sulla fronte, come per cacciare le tenebre che le ingombravano il cervello. Poi, col palmo della mano aperta, si compresse gli occhi gonfi di lagrime. Scosse la testa e soffocò un singhiozzo.

— Non piangere più, per carità! Ora bisogna che tu vada. Ci vedremo stasera.

— Stasera?... — balbettò Emma sempre attonita.

— Sì. In casa Mandelli, bisogna bene che vi ritorni.

Ella non rilevò questa affermazione.