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mito guardava lontano, con le pupille smarrite, il viso improntato dall’interno patimento.

Osservandola, il Mandelli si vergognò di avere pensato a sè e alle tarde illusioni della sua maturità, invece di occuparsi di lei che soffriva tanto nell’età in in cui la nuova battaglia abbatte sì facilmente l’anima non agguerrita.

— Emma, figlia mia, perchè ti tormenti così?

La fanciulla lo guardò e gli lesse in volto l’immensa pietà, la tenera indulgenza: null’altro.

— Perdonami. Non posso dirti; soffrirei troppo e sarebbe inutile.

— È una ostinazione la tua. Una ostinazione che mi addolora e mi offende.

— Non dirmi questo, ti prego! Senti. Io non ho che te al mondo, non amo più che te. Se potessi parlare, tu solo saresti il mio confidente. Ma devo tacere. Farei del male, immeritato, ad altre persone. Lasciami, nella mia miseria, l’orgoglio di saper soffrir sola e di non far pesare la mia disgrazia sulle persone che amo. Passerà, vedrai. Mi rimetterò.

— Come posso fidarmi di queste promesse? — esclamò Leopoldo. — Come posso fidarmi, se poche sere fa me ne hai fatte di altrettanto solenni, e poi.... pensavi di toglierti la vita?!..

Ella chinò la fronte non osando negare e non sapendo come calmare quella giusta inquietudine.

— Perchè volevi morire?... Pensa, morire.... alla