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Interpretando quell’atto in senso contrario, Cleofe si sentì mancare.

– Non adirarti – balbettò – abbi pietà!

E rimase come impietrita, afferrandosi al letto per non cadere.

Egli era vinto.

Le terribili agitazioni per le quali era passato nel volgere di poche ore; lo sforzo fatto per dominarsi, e quella scena notturna, quel ritorno sul passato, quelle lagrime disperate, quelle umili preghiere della donna già tanto amata, lo avevano demolito. Non poteva più resistere.

– Sia come tu vuoi – mormorò. – Io non ti posso spingere all’ultima disperazione, per quanto male tu m’abbia fatto. Resta inteso che partirai con tua figlia quando Paolo sarà trasferito. A Celanzi penso io. Va in pace.

Ella soffocò un grido di gioia.

– Grazie, Leo, grazie. Che Dio ti benedica!

Si chinò, depose un lieve bacio sulla mano che le accennava di uscire, e sparì, leggiera come un’ombra.