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salivano fino al primo piano, dando a tutto l’edificio un aspetto seducentissimo.

Dopo le nozze i due sposi sarebbero rimasti con i genitori, fino a che il Brussieri non fosse traslocato; poichè egli non voleva rinunciare al suo impiego. Era giovine, e poteva fare strada.

Certo che la mancanza di studi classici gli chiudeva molte porte. Tuttavia, anche rimanendo semplice cancelliere, poteva salire a un posto invidiabile, in una città principale.

Egli ci contava.

Intanto però gli sorrideva l’idea di vivere in quella villetta elegante e graziosa, che un giorno o l’altro, sia pure lontano, perchè i genitori erano giovani, sarebbe diventata sua proprietà assoluta.

Doveva essere bello, non pagar pigione e sentirsi padrone in una bella casa, dove lo spazio non è affannosamente misurato; bello, specialmente per lui che si rammentava di aver passata l’infanzia e la prima giovinezza in una di quelle tane del centro di Milano, dove il popolino, i piccoli negozianti e i minuscoli industriali si agglomerano e si riproducono furiosamente. Bello, essere accarezzato e adorato come un idolo da una giovine sposa, non brutta, e da una suocera ancora fresca e veramente vistosa, che egli già si credeva di dominare. Bello, bello, fare il signore, comandare a bacchetta e non incomodarsi mai per nessuno!