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— Dimenticavo che per loro questa non è una consolazione. Non si amano più. Io mi domando come si può essere belli e giovani, e non amarsi più. Vorrei sapere che la mia vita durerà cent’anni per amare cent’anni il mio Paolo. Tutte piangono il giorno delle nozze, ma io non piangerò; sarò troppo felice.

— Chi sa! — esclamò Emma involontariamente — Chi sa!

— Oh! si direbbe che tu mi vuoi spaventare. Perchè dovrei piangere? Se lasciassi la mamma, capirei. Ma resterò qui. E anche se Paolo fosse trasferito in un’altra città, la mamma verrebbe con me. Lei non mi lascierà mai: è tutta mia... Del resto, tu hai forse ragione; forse piangerò. Gli uomini ci fanno sempre piangere. Ho pianto anche adesso perchè non si è voltato a guardare la villa, mentre si allontanava.

Emma disse:

— Io ho pensato tante volte che forse l’amore somiglia a certe feste alle quali si va, credendo di divertirsi tanto, e invece si torna a casa con l’abito sgualcito, malinconiche e un po’ annoiate. Mi pare che tutte quelle che hanno provato l’amore, si sentano press’a poco così. Ciò, però, non le trattiene dal tornare alla festa quando vi sono invitate — soggiunse con un po’ d’ironia.

— O Emma! — esclamò l’Annetta ridendo suo malgrado — chi ti ha messo nella testa queste brutte idee?... Dio mio! Mi fai tremare. Sai qualche cosa,