Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/132

Da Wikisource.
128 nell’ingranaggio


Questo discorso l’aveva impressionata; visto che mentire non le giovava e nel medesimo tempo intravedendo una possibile salvezza nella verità, ella aveva confessato la propria colpa cercando, naturalmente, di alleggerirla. Nè aveva mancato di buttarsi ai piedi di lui e di supplicarlo a volerle perdonare.

Ma su questo punto egli era rimasto impenetrabile, dicendo, e era vero, che non voleva pensarci fino a che la più difficile delle due battaglie, in cui il destino lo gettava, non fosse terminata vittoriosamente.

Il tradimento della moglie era cosa sua personale; il disastro di cui era minacciato lo stabilimento industriale a Como e la sua banca a Milano, implicava la rovina di una quantità di persone, che avevano riposto tutta la loro fiducia in lui: era dunque dovere sacrosanto ch’egli si occupasse innanzi tutto di questo. Aiutandolo, ella poteva riparare, in parte, il gran male che gli aveva fatto.

Ed ella lo aveva aiutato, o meglio gli aveva obbedito con zelo. Per tutte quelle ore, non aveva pensato che a lui, alla bambina: agli interessi comuni... e alla propria salvezza.

Ma ora che il momento dell’azione era passato, si sentiva nuovamente scoraggiata e avvilita. Pensava che il Banchiere suo marito era forse vicino al trionfo, mentre per lei forse era giunta l’ora della rovina.

Il divorzio poteva essere la forma più clemente con cui il marito oltraggiato avrebbe cercato di riparare l’offesa fatta al suo onore.

Ai suoi occhi invece il divorzio era un male