Pagina:Speraz - Nella nebbia.pdf/57

Da Wikisource.

— 55 —


Intanto le fanciulle strette in un gruppo discorrevano fra di loro sommessamente.

Il dottore aveva ragione, non ascoltavano i «grandi»: non ve n’era bisogno. Claudina conosceva la storia della povera Bianca e la raccontava.

Avevano la stessa età; erano state in collegio assieme e avevano fatto il loro ingresso in società l'anno precedente, tutte e due la stessa sera, vestite uguali come due sorelle.

— Ma Bianca era una bellezza — notò Claudina senza rancore — e aveva una dote di mezzo milione: perciò fece furore, mentre io passai inosservata. Camillo Morandini incominciò subito a farle la corte ed ella fu subito presa. Andando a casa mi disse: o lui, o nessuno. Era così impetuosa, così ardente.

«Povera Bianca! tutto andò come sapete. Ma noi ci si era fatta una promessa fin dal collegio: quella che prendeva marito prima, avrebbe raccontate tutte le sue impressioni all'altra.

«Queste promesse si fanno spesso, ma raramente si mantengono. Quando la povera Bianca tornò dal suo brevissimo viaggio di nozze, malata a quel modo, io andai subito a trovarla di nascosto della mamma che non voleva.

— E che ti disse?... — domandò una bambina di quindici anni che ascoltava con le orecchie rosse.

— Sta zitta! — impose una giovinotta seria e calma che non mostrava alcuna curiosità.

— Mi si buttò fra le braccia e si mise a piangere — continuò a raccontare Claudina. Io piangevo con lei. Finalmente, mi disse che era avvelenata e che sarebbe morta.

— Avvelenata! — esclamò quasi ad alta voce la quindicenne. — Dunque fu un assassinio!