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Così le povere masserizie della Cristina furono portate in processione dall’omaccio avido, per sette giorni di fila; oggi un tavolino bucherellato, domani due sedie zoppe, dopodomani il vecchio materasso....

I gatti, pareva che non potessero persuadersi di tale sperpero: fiutavano i vecchi mobili tanto noti, miagolavano, fiutavano l’uomo, inquieti. Ma l’ubbriacone li cacciava a pedate.

Quando ebbe portato via ogni cosa frugò tutti gli angoli della soffitta, alzò alcuni mattoni, visitò le travi....

Inutile! La Cristina non vi aveva nascosto nulla.

Se ne andò bestemmiando e imprecando alla povera morta perchè non gli aveva lasciato altro che degli stracci.

Intanto, non si sa come, la vera storia della morta cominciò a circolare di bocca in bocca. No, non aveva ammazzato l’amante, nè strozzato il marito, nè commessa alcun’altra ribalderia. Era stata semplicemente una vittima, la vittima di quell’uomo.

Si narrava di dieci figliuoli portati da lui alla ruota, senza un segno, senza un indizio, perchè la madre non potesse ritirarli.

Si descrivevano i particolari di scene orrende, di mali trattamenti d’ogni genere.

Nell’ultima gravidanza la sventurata donna si era giurata di salvare la sua creatura; e per essere più sicura andò a rifugiarsi in casa di un’amica.

Ma il marito la trovò e la picchiò tanto che le fece mettere al mondo una bimba morta.

Da quel giorno non si curò più di lei.

Egli stesso confessava di non aver mai più saputo cosa fosse divenuta, fino al giorno in cui sentì dire che una certa