Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/103

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fiume azzurro pallido, qua e là verdastro: il cielo limpido in alto, burrascoso all’orizzonte: ed i tronchi stessi, i tronchi nudi, con i loro rami disperatamente protesi, o ploranti, o contorti bizzarramente, che il sole investiva facendoli apparire ancora più neri e rugosi. Come creature privilegiate, ricche di bellezza, nella loro veste argentea, i pioppi spiccavano alti e diritti tra quei poveri mutilati.

Un desiderio ardente si faceva strada nell’animo di Maria, un desiderio di vita e di libertà, lungi dalle aride pietre cittadine, per valli e monti, sui laghi, sul mare. Nel medesimo tempo le pareva che una voce le susurrasse: „Anche in città potresti essere felice, anche in città l’amore basterebbe a guarire la tua nostalgia.“

La viottola per la quale camminava ebbe una improvvisa svoltata.

Allora Maria vide Antonietta immobile, rigida, davanti a Isidoro che le parlava con veemenza. Egli era pallido, agitato: gli doveva tremare la voce. Antonietta di tratto in tratto scrollava il capo. Dopo un momento, il capitano stese le braccia per afferrarla, ma prima che l’atto fosse compiuto, la fanciulla gli voltò le spalle e, correndo con grande rapidità, si diè a gridare:

— Maria! Aspettami!

Con un gesto pieno di stizza, Isidoro Arquati