Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/116

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Ed egli si rimproverava di avere distrutto in quel tenero cuore di fanciulla le più dolci illusioni, senza riescire a preservarla dalle temute sofferenze nè dai pericoli.

„Dovevo ben sapere“ — egli si diceva — „che l’amore non si strappa da un cuore con la gelosia. Più che la pietà di lei, fu il mio egoismo che mi spinse a parlare come ho parlato.“

Questo pensiero lo rodeva; aveva agito per egoismo, mentre si dava ad intendere di compiere un’azione doverosa!

Prima di giungere alla riva, egli prese con sè medesimo un formale impegno. Avrebbe parlato francamente con Isidoro per scrutargli l’animo e se riusciva a convincersi che egli amasse l’Antonietta, avrebbe cercato con lui i mezzi migliori per allontanare tutti gli ostacoli ed appianare le difficoltà.

Il vento si era calmato, e la pioggia veniva giù cheta cheta, come una pioggerella primaverile, quando l’avvocato Pagliardi arrivò a casa sua con le due signorine. Quivi l’ambiente appariva assai più burrascoso. Evidentemente le due cognate si erano annoiate e bisticciate; e il vecchio pittore aveva stimato opportuno di ritirarsi.

Appena il Pagliardi mise il naso nel salotto, sua sorella gli si scagliò contro, gridando:

— Vecchio pazzo incurabile, dove sei stato