Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/123

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se ne lagnava peraltro. Era il suo primo dovere e lo compiva con gioia.

Il treno si avvicinava rapidamente alla grande città. Se ne sentivano i rumori, se ne vedevano i segni. Fasci di luce salivano nella notte.

Al finestrino dello scompartimento vicino a quello di Maria si affacciò un fanciullo, e battendo le mani gridò giocondamente:

— Milano! Milano!

La tenera e gioconda voce echeggiò nell’anima della maestrina. Ella guardò il fanciullo e gli sorrise. Poi si alzò in piedi e si preparò a discendere. Il treno entrava rumorosamente sotto l’immensa tettoia.

Nella sala d’arrivo, Maria trovò Riccardo e Giorgetto.

— Non mi hai portato niente? — domandò il fanciullo.

— Ho capito, mi sei venuto incontro per interesse.

Giorgetto protestò. Le voleva tanto bene.

Andarono verso un tram. Quando furono collocati, Riccardo raccontò alla cugina gli avvenimenti della giornata. Era arrivato il cavalier Belli col negoziante di quadri ed avevano visitata la raccolta.

— Ebbene?

— Pare che l’affare si farà, se non per tutti, almeno per un certo numero di quadri... i migliori; c’è un Ferramola che interessa il cavalier Belli.