Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/122

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Non vi mancherà di rispetto per ciò, nè si sentirà meno legata a noi, io la conosco.“

„Com’era sensata, come intendeva le nuove idee, la mia buona vecchietta! — concludeva la fanciulla intenerita da quei ricordi. — Ora che ella è sparita, è venuto per me il tempo di mostrarmi completamente degna della sua fiducia. Il suo posto è ancora vuoto nella casa: non vi è nessuno che aspiri ad occuparlo: io devo essere quella. Finora non sono stata che una fanciulla, la testa piena di sogni. Da oggi mi sento matura alla vita e al dovere. Oh! nonnina cara, sei tu che m’ispiri? È la tua anima che viene verso di me?“

Commossa e sentendosi bruciar la fronte, ella si affacciò al finestrino del vagone per respirare l’aria fresca della sera. Alzò gli occhi al cielo, e rimase alcuni istanti a contemplare le stelle che vivamente brillavano. Si ricordò di un tempo della sua adolescenza, durante il quale l’ammirazione del cielo si era impadronita di lei al punto che nessuna altra cosa la interessava.

Le pareva allora che se avesse potuto studiare astronomia, quella scienza sarebbe bastata a empire la sua anima e non avrebbe chiesto altra felicità alla terra.

Aveva dovuto invece contentarsi di contemplarlo il cielo, così da ignorante; e dare la sua attività ai piccoli studi che le promettevano un posto sicuro, un rifugio contro la miseria. Non