Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/121

Da Wikisource.

— 123 —

a una felicità della quale forse non sono degna, appunto perchè la desidero troppo. Devo far punto e a capo nella mia vita.

Pensò ai suoi parenti, a quella famiglia male avviata, composta di gente buona, ma in gran parte debole. Ella non doveva dimenticare il vincolo di gratitudine, più forte della parentela, che la legava alla famiglia Valmeroni. Era la sua famiglia, poichè non ne aveva altra. Abbandonata dal padre, perduta la mamma, che sarebbe avvenuto di lei se quella generosa donna non l’avesse raccolta, educata, fatta studiare, per darle una posizione indipendente, intendendo con fine accorgimento che lei più di un’altra, doveva potersi mantenere da se? E Leonardo e l’Elisa e i loro figliuoli, non l’avevano trattata sempre come figlia e sorella? E lei aveva accettati tanti benefici, senza far nulla per essi. Dare una parte del suo stipendio, tanto per non essere a carico della famiglia, che spesso lottava con dolorose necessità, era un semplice dovere, non già un ricambio. Essi, tutti d’animo nobile, e anche un po’ spensierati, non avrebbero voluto neppure ch’ella desse quel poco. Leonardo e Riccardo specialmente vi si erano opposti, ma la signora Olimpia li aveva messi a tacere. „Maria ha ragione — ella aveva detto ai nipoti. — Lasciatela fare: lavora; può bastare a se stessa: è troppo giusto in lei l’orgoglio di non pesare su gli altri.