Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/120

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che ne dicevano. Se esageravano, potevano anche inventare. A buon conto ella non credeva nulla di nulla, e continuava a sperare che Faustino Belli fosse buono e leale quanto era bello e di alto intelletto. Una cosa tuttavia le pareva sicura: Faustino non l’amava. Dunque? Doveva fuggirlo finchè era in tempo... prima che quella simpatia diventasse un vero amore; doveva combattere contro se stessa, non abbandonarsi ad un impulso. Anche se il Belli possedeva realmente tutte le qualità ch’ella gli attribuiva, non doveva amarlo prima di conoscerlo profondamente e di sapersi amata da lui.

— Non ci penserò più — disse dentro di sè risolutamente. — Io voglio essere forte. Se un uomo onesto, e tale ch’io possa amarlo, si rivolgerà a me, se mi amerà, egli deve trovare il mio cuore libero d’altre immagini. E se nessuno mi amerà, almeno non mi sarò logorata inutilmente con vani sogni.

Pensò alla sua prozia, alla defunta Olimpia Valmeroni, che era stata così forte e serena in mezzo a tante vicende dolorose. Voleva somigliare a colei che l’aveva raccolta e amata, lei orfana, lei derelitta. Quanto più si scrutava, tanto più cresceva il biasimo che le pareva di doversi infliggere.

— Sono stata troppo egoista — diceva ella dolorosamente a se medesima. — Non ho pensato che a me, alla mia scuola, al mio avvenire,