Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/138

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Sulla, scrivania, una piccola lampada di vecchio stile dal paralume verde, spandeva una luce crepuscolare.

— Qui si respira — disse Faustino accendendo la sigaretta che l’amico gli aveva offerto; poi subito:

— Devo darti una gran notizia: una fortuna per te e per tua figlia Eugenia...

— Oh! Di che si tratta?

— Purchè tua figlia sappia approfittarne...

— Parla...

— Klein m’ha incaricato di chiedertela in moglie...

— Klein?... l’Eugenia?... Tu scherzi!...

— Tutt’altro! non hai visto come la guardava durante il pranzo? E’ cotto, ti dico.

— Oh, una ubbriacatura...

— Sia pure. Ma intanto egli s’impegna; una volta impegnato manterrà la sua parola: te lo garantisco.

— E’ impossibile. Eugenia ama Luciano, io lo so; e si sposerebbero se quell’avaraccio di Melchiorre...

— T’inganni. Luciano è degno figlio di suo padre. Non sposerebbe mai una ragazza senza dote; e tua figlia sa questo.

— Quand’anche, io non posso permettere che ella sposi un uomo di cinquantanni, con quel fisico poi!

— Neppure se lei accettasse?