Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/152

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La signora Elisa portò un piccolo specchio.

— Guardati, guardati.

Eugenia si guardò. E lo splendore dei brillanti e il dolce nitore delle perle, che davano tanto risalto alla sua bellezza, l’abbagliarono. Non pensò più. E le lodi con cui la esaltavano e la invidia che leggeva negli occhi di Angelica e il fanciullesco entusiasmo di sua madre soffocarono in lei, quasi appena nato, quel fuggevole impeto di ribellione prodotto dal ribrezzo fisico della carne, non già da un sentimento cosciente di dignità.

La notizia che Eugenia si era promessa al Klein si sparse subito tra i conoscenti. Il giorno dopo le donnette del vicinato parlavano dei brillanti e delle perle regalati dallo sposo come di una meraviglia mai più veduta. E poichè era un giovedì, giorno di ricevimento della signora Elisa, vi furono molte visite, molte chiacchiere e complimenti a bizzeffe sulla faccia di Eugenia e satire amare e taglienti dietro le spalle. Nella serata vennero i soliti amici, gli Ermondi, Festi, Bressani e gli altri. Eugenia, in abito di ricevimento, adorna dei suoi meravigliosi gioielli, riceveva nuovi complimenti, nuove congratulazioni. La sua amica Flora Ermondi subiva dei morsi d’invidia che la rendevano fredda, impacciata; poi, un’altra corrente le ispirava impeti di pietà che si traducevano in tenere carezze.