Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/156

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egli ha chiesto di te. E non far quella faccia, ti prego.

Appena ebbe scambiato alcune frasi di convenienza col suo futuro cognato, Riccardo volse gli occhi in giro in cerca di suo padre, e lo vide dietro al pianoforte, sprofondato in una ampia poltrona, pallido in viso e come intontito. Ascoltava un racconto del fotografo Ermondi, evidentemente senza prestarvi attenzione.

— Povero babbo! — sospirò Riccardo stringendo i pugni.

Nel medesimo tempo egli scorse Maria con Faustino Belli e n’ebbe una fitta al cuore.

Maria vestiva di chiaro quella sera, contrariamente alla sua abitudine; e quei toni delicati armonizzavano stupendamente con la sua bellezza. Alta e snella senza essere magra, essa aveva la linea serpentina dalle curve morbide che è tanta parte della bellezza femminile. I capelli scuri a riflessi dorati, rialzati sulla fronte, le incorniciavano mollemente le tempie e le guance di una freschezza abbagliante, formando un nodo ricchissimo sull’alto della nuca: pettinatura semplicissima che dava un ineffabile incanto al suo dolce viso di una purezza veramente ideale.

— Com’è bella! — pensava Riccardo contemplandola. — Ma come brillano i suoi occhi!... Saran le parole di quell’uomo che accendono una fiamma così intensa nelle sue pupille?