Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/188

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— Anche qui hanno intenzione di cenare.

— Bene, a rivederci.

— Addio, Flora — disse Antonietta. — Noi partiamo.

— Partite? Addio, dunque. Addio!

— E Isidoro? — domandava Maria a sua cugina, appena furono sole.

— Siamo sempre allo stesso punto.

— Vale a dire?...

— Quando è vicino a me, pare che mi muoia dietro; poi se ne va e basta. Bisognerà finirla in qualche modo.

— Cosa vuoi fare?

— Andarmene.

— Dove?

Antonietta fece un gesto vago.

Una voce maschia disse di sulla soglia:

— Buona sera, signori.

— Oh, Faustino!

— Buona sera, ingegnere.

— Buona sera.

Maria e Antonietta si erano voltate e avevano ricambiato il saluto, senza avvicinarsi.

Maria tremava.

— Sei commossa — le susurrò Antonietta. — Tu l’ami.

— No. L’ho amato, ma non l’amo più.

Antonietta sospirò.

Calmo, disinvolto, con un bel sorriso che gli risplendeva negli occhi, con la voce limpida e