Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/206

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Riccardo non si sentiva tanto eloquente da poter distruggere quella convinzione. Per ciò taceva. Uno scoramento invincibile lo schiacciava. Essere giovine, possedere un esteriore che molti gl’invidiavano e un carattere leale, pronto a qualunque battaglia... e amare, amare con tutta l’anima, amare con tutta la fede ingenua e l’entusiasmo dei venti anni... e vedersi sopraffatto da un ciarlatano! Posposto a un raffinato libertino che poteva essergli padre!... Perchè gli doveva toccare un destino così anormale? Avrebbe data la testa nel muro per finirla con la vita.

Appariva così afflitto che Maria ne ebbe pietà. In fondo all’anima ella gli voleva molto bene, ma s’era abituata a considerarlo come un amico, un compagno d’infanzia, un fratello; e le sembrava assurdo che egli le mostrasse un affetto più vivo, una gelosia che ella giudicava fuori di posto, morbosa.

Dominando il proprio orgoglio, ella fece un passo verso il giovane.

Riccardo stese le braccia verso di lei con un desiderio ardente di stringerla al cuore. Ma si frenò. Scendeva la sera: le ombre si addensavano. Per combattere la commozione che si impadroniva di tutto il suo essere, cercò di distrarsi discorrendo, e si attaccò al soggetto che gli si offriva naturalmente.

— È stato qui oggi Paolo Venturi; gli è dis-