Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/210

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Ella indietreggiò istintivamente.

— Oh! come mi fuggi! Ti faccio orrore?

— Che idea! Perchè vuoi farmi orrore? Ti voglio bene invece... come a un fratello.

— Un affetto che non t’impedirebbe di lasciarmi morire.

— Oh!...

— Maria, Maria... io ti amo d’amore, io! Io ti voglio! Non posso sopportare che quel birichino di un cavaliere...

— Taci, via. E andiamo giù...

Il giovane l’afferrò alle braccia e la strinse con forza.

— Non posso tacere. Ascoltami: t’amo. Ti amo da tanto tempo. M’ hai affascinato. Il mio sangue arde vicino a te. Non sai che ho passato delle ore alla porta della tua camera, mentre tutti dormivano, ascoltando il tuo respiro, pensando di sorprenderti, di farti mia... Non sai quante lagrime mi costi... Fu l’eccesso del mio amore che ti ha salvata... Ma ora me ne pento. Sì, Maria, me ne pento. Se t’avessi presa sarebbe meglio anche per te: saresti mia, mi ameresti; e non saresti in pericolo di perderti per quel vecchio seduttore; perchè non sarebbe arrivato a tempo a impressionare la tua fantasia. Fui uno sciocco: ma adesso sei nelle mie mani e io ti voglio... Maria, ti voglio!... Cedi all’amore mio... Baciami!... Oh!... la tua bocca... la tua bocca!...