Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/229

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non avendo più l’altera coscienza della propria superiorità? E se un giorno Maria, convinta che nessuno poteva amarla come egli l’amava, si fosse commossa e l’avesse amato, che dolore per lui di doverle confessare che l’aveva offesa così vigliaccamente, contaminando la sua dolce immagine, portandola seco tra le braccia d’una prostituta? O, non confessando, mentendo, mentendo sempre, per avere sempre dentro il cervello il ricordo di quella bassezza? No, no. Non egli sarebbe disceso per quella via nella melma dove si arrabattano tanti miserabili. Aveva giurato a se stesso di essere forte, di salire costantemente verso l’ideale.

Vedendolo immobile, supponendolo indeciso, la bella peccatrice, che l’aveva trovato di suo gusto, finse di allontanarsi, voltandosi poi per vedere se la sua astuzia le riusciva. Povera astuzia. Riccardo le aveva voltato le spalle e se ne andava tranquillamente verso la luce; così contento di sè, così glorioso nella sua giovanile vittoria da non sentire quasi più l’atroce pena che l’aveva incalzato tutta la sera. Ora non si vergognava più di aver ceduto all’impeto della passione vicino a Maria.

Quel momento di debolezza egli l’aveva riscattato, e poteva dire a se stesso con piena verità che l’amor suo, qualunque dovesse esserne il destino, nulla aveva di brutale.