Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/231

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Riccardo rimase sbigottito, comprendendo subito che era un tranello. E non voleva assolutamente che suo padre accettasse quella proposta. Egli aveva venduto per contanti a un prezzo derisorio. La merce era stata consegnata a tal patto. Il signor Klein doveva mantenere la sua parola. Fu tutto inutile. Eugenia piangeva come una Maddalena alle ginocchia di suo padre; la signora Elisa tempestava specialmente contro Riccardo, che ella chiamava addirittura un uomo senza pietà, un cuore di bronzo. Augusto Klein, invece, si atteggiava a vittima; e sospirando confessava che se lo forzavano a pagare doveva dichiarare il fallimento e si sarebbe ucciso. Non era sua colpa. Un suo rappresentante lo aveva tradito. Bisognò cedere.

L’atto notarile fu rogato e registrato con tutte le formalità della legge; e Augusto Klein sborsò l’interesse anticipato del primo semestre. Con tutto questo Riccardo non era tranquillo. Le ironie dell’avvocato Pagliardi, che esortava i Valmeroni a recitare il deprofundis su quelle sessantamila lire, lo ferivano crudelmente.

Intanto Augusto Klein aveva aperto in Milano una succursale ai suoi negozi di Vienna. Era una garanzia; e, nel medesimo tempo, una fonte di continui fastidi per Riccardo, poichè, tanto sua sorella che suo cognato lo tratta-