Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/248

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tutto ciò il suo viso aveva un’impronta di stanchezza assai visibile. L’Antonietta, che la vedeva per la prima volta dopo le nozze, ne fu impressionata.

— Sei contenta? — le domandò prendendola a parte un momento. — Sei felice?

— Son contenta, sì. Ho la mia casa, tutte le comodità; mio marito spende volonticri per me. Mi pare che non mi posso lamentare della mia condizione, pensando che ero una povera figliuola, senza un soldo di dote. Riguardo alla felicità... sono illusioni di ragazze... una volta maritate non ci si pensa più. Te ne convincerai anche tu quando avrai preso marito.

Antonietta sorrise. Preferiva rimanere zitella e conservare le sue illusioni. Ma non insistette; capiva che Eugenia era imbarazzata e voleva nascondere il proprio imbarazzo sotto a quell’aria di superiorità.

Arrivò Klein e si mostrò gentilissimo con le signore. Leonardo e Riccardo erano rimasti a casa. Klein non chiese di loro. Non furono neppure nominati.

Antonietta, non ancora abituata, soffriva di quel contegno. Pazienza il genero, ma lei, Eugenia, non chiedere di suo padre!... Tutto per il denaro, tutto per l’interesse. Era dunque soltanto il denaro che faceva e disfaceva le famiglie?

Alle dieci la signora Elisa disse che era un po’ stanca e s’alzò per andarsene.