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di gambe, col tronco sproporzionatamente lungo; aveva la pelle scura, i capelli ricciuti, gli occhi piccoli e vivaci, il naso rincagnato, la bocca rossa con bellissimi denti.
— Che prima donna! — diceva sua zia scrollando il capo. — La voce è bella; ma ci vuole altro!
Lucia intese queste parole che la Bergamini aveva dette soltanto per la signora Elisa; e rimase come impietrita. Angelica e Flora — diventate intime dopo il matrimonio di Eugenia — risero rumorosamente.
La piccola timida si riscosse tutta; i suoi occhietti scintillarono. A bassa voce come parlando a se stessa, proferì queste parole:
— Se non potrò cantare nelle opere serie, canterò nelle opere comiche; farò le parti buffe. Alla peggio, canterò nei concerti.
— Brava! — esclamò Leonardo che le era vicino: — Brava!... Non bisogna mai scoraggiarsi.
— Quella ragazzina ha talento — osservò Maria all’Antonietta.
— Oh! ecco i giovinetti! Buona sera.
— Buona sera.
Erano i due soliti amici. Cecilio Festi, il pittore che ritoccava le fotografie dell’Ermondi; e il futuro tenore Camillo Bressani. Il primo corteggiava sempre Flora; il secondo rideva con tutte, risoluto a non invischiarsi con nessuna, per non compromettere il suo avvenire.