Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/292

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e questa è la lettera che dirige a te. To’, la leggerai con tuo comodo e darai a me la risposta. È una fortuna, e tu la meriti.

Maria prese la lettera e la fece sparire nella tasca del vestito. Si era completamente rimessa dal primo sbalordimento. Rispose calma, quasi rigida:

— Grazie, zio. Ti prego però di non parlare di questa cosa con la zia, nè con altri. Desidero di essere assolutamente libera.... di accettare.... o di rifiutare....

— È giustissimo. Non dirò una parola a nessuno; quanto a Riccardo e ad Antonietta, puoi essere sicura del loro silenzio.

— Lo so, lo so. Basta così.

Tacque un istante. Poi ricominciò a parlare della casa, dell’orto, dei fiori, delle visite, del pianoforte, del ballo, con una vivacità e una volubilità che rivelavano lo stato di eccitazione in cui si trovava.

E per tutta la strada, ella seguitò a parlare così con Leonardo e con Antonietta che rispondeva appena. Riccardo non aprì bocca fino a casa.

A colazione egli profferì poche parole; mangiò appena qualche pezzetto di carne arrostita; bevve molta acqua. Andò poi nella sua camera, indossò una giacca alla cacciatora che trovò in un armadio, prese il fucile e uscì.

Maria lo vide mentre apriva il cancello e lo chiamò.