Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/315

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Ora che si avvicina il momento della partenza e devo lasciare tante persone care, tanti amici, non so dominare una certa malinconia.

— Gli eroi moderni non sono più tutti d’un pezzo — notò Paolo Venturi sorridendo.

Maria gli fece osservare che anche gli antichi, essendo uomini, dovevano avere un cuore sensibile come controspinta al loro feroce eroismo. Altrimenti si sarebbero massacrati dal primo all’ultimo e la razza umana sarebbe estinta.

Dopo colazione Angelica, che si annoiava, andò a trovare una vicina; Antonietta si mise al piano e cantò una romanza piena di passione.

Scesero poi tutti nell’orto dove era una cupoletta di verzura con sedili e tavolini. Si raccolsero là a leggere, a fumare, a discorrere.

Paolo Venturi lesse ad alta voce una poesia satirica di „Vamba“ e divertì e fece sorridere, ma non riuscì a disperdere la mestizia che ciascuno sentiva gravare sopra di sè. La signora Elisa trasse fuori un mazzo di carte e invitò il Venturi a giuocare con lei. Maria aprì una rivista. Isidoro accennò all’Antonietta una scacchiera che era lì...

— Facciamo anche noi una partita?

— Come vuole. Sarò battuta ma poco importa.

— Bravi! — esclamò la signora Elisa. — Se