Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/330

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Per fortuna Faustino Belli doveva recarsi a Valmadrera per prendere il treno di Como, dove un amico l’attendeva a desinare. Prima delle quattro egli si accomiatò. Fino con l’ultima stretta di mano fece sentire a Maria che sarebbe ritornato, che non pensasse di essersene liberata, che egli non era uomo da lasciarsi mettere alla porta come un imbecille qualunque.

Quando se ne fu finalmente andato, ella rifiatò. Ma la prolungata assenza di Antonietta non le permise di abbandonarsi a quel momento di sollievo. Passò un’altr’ora. Sonarono le cinque alla parrocchia di Malgrate. Alcuni visitatori se ne andarono.

La signora Elisa domandò se Antonietta era ritornata.

— Le andrò incontro — disse Maria, e si incamminò senza aspettar la risposta.

Un’angoscia mortale l’aveva assalita.

Che via doveva prendere? Antonietta poteva venire dalla vicina città, o dai monti, o dal lago. Che fare?...

Andò verso Lecco. A ogni poco si fermava, guardava il lago. Ogni barca attirava la stia attenzione. Chissà!... Forse arriverebbero col battello che andava a Lecco, e li avrebbe trovati. Affrettava il passo, rianimata.

Arrivò a Lecco, entrò in città. Che fare? Dove cercarli? Le venne un’inspirazione: telegrafare a Paolo Venturi: chiamarlo in aiuto.