Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/331

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Andò al telegrafo. Erano le sei meno un quarto. Il telegramma fu così concepito:

„Nostra amica A. uscita stamani con I. A. non è ancora rientrata. Sapete nulla? Maria.“

Per un momento ella sperò di aver fatto qualcosa di utile. Forse Paolo sapeva dove cercarli: forse Isidoro gli aveva detto qualche cosa.

Ella fece intanto un giro per la città, muta e triste in quell’ora crepuscolare. Le pareva a ogni momento che Antonietta le venisse incontro sbucando da una via, traversando una piazza, e ogni nuova delusione l’atterriva.

Ma la notte inoltrava, ella doveva rincasare. Chissà, mentre ella la cercava a Lecco, Antonietta forse era andata a casa da un’ altra parte: l’ultima speranza questa, l’ultima illusione a cui nessuno sfugge.

A mezza strada trovò l’Elisa e l’Angelica nella massima inquietudine; andavano in cerca di Antonietta e di lei. Angelica l’aveva scorta in distanza, indovinandola al passo.

— Maria... Sei tu?

— Sì. E arrivata?

— No. E tu sai nulla?

— Nulla.

Anche l’apatica Elisa ebbe un fremito di spavento, un grido di desolazione*

— Chi hai visto a Lecco?

— Nessuno. Ho girato per le strade, speravo d’incontrarla.