Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/336

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tonietta un cambiamento significantissimo. Quelle parole gittate lì, quasi incoerenti, quegli sguardi, quegli atti, non esprimevano più il dolore amaro, misto a disdegno, e neppure esprimevano la tenera commozione di chi ha perdonato e confida nell’avvenire. Quanto più ci pensava, tanto più pareva a Maria che l’attitudine di Antonietta, in quegli ultimi giorni, rivelasse un profondo distacco dalle cose della vita, una speranza selvaggia, traversata da sprazzi di gioia quasi folle e vaneggiante.

Le pareva ancora di vederla ballare col capitano. Ella non aveva visto nessuno ballare così; non le era neppure mai passato per la mente che in una manifestazione del più semplice piacere fisico, quale è il ballo per se stesso, una creatura potesse mettere tanto abbandono disperato e tanta ineffabile ebbrezza... Ah!... forse fin da quella sera Antonietta aveva presa una inaspettata risoluzione.

Quale? Maria non poteva o non osava rispondere. Un invincibile terrore e una illusione quasi voluta le impedivano di scrutare il fondo del suo pensiero. Ma la parola fatale errava sulle sue labbra, invano respinta. Pensiero disperato: parola di morte.

La prima ora del mattino rimbombò nello spazio.

Maria rabbrividì.

La notte era calma e serena, le stelle, le belle