Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/347

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Antonietta non ricordava di aver veduto quelle croci il mattino. Non vi aveva badato nell’emozione ardente dell’anima, od erano fantasmi che sorgevano dalla sua mente allucinata in quell’ora di spasimo?

— Non le hai viste perchè stamane pensavi a me solo. Ora sei distratta e le tristi immagini ti assalgono. Non m’ami più tanto, o Antonietta? Non m’ami più come stamattina?

— O amore, io non posso amarti di più nè di meno perchè l’assoluto non ha termini di confronto.

— Baciami, baciami ancora.,.

E le sussurrò tra le labbra alcune parole che la fecero tremare di voluttà.

Già il cavallo raddoppiava il trotto, sentendo vicina la stalla. In cielo spuntavano le stelle. Antonietta guardava le stelle e sognava ancora; ma di tratto in tratto, quasi a sua insaputa, i suoi occhi si empivano di lagrime, che Isidoro rasciugava con l’ardore dei suoi baci.

Scesero a Lecco all’„Albergo del Lago“. Anche qui c’era una terrazza con molti fiori e grandi piante in larghi vasi. Sul parapetto si stendevano le arrampicanti, le cui lunghe catene scendevano a bagnarsi nell’acqua del lago. Ma non era qui l’ombra mistica di Pasturo, bensì una insolente illuminazione a gas.

Antonietta non mangiò quasi nulla, e le parve un po’ strano che Isidoro mangiasse con tanto