Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/371

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— Ho corso. Ti sapevo sola.

Si abbracciarono.

Maria prese un lavoro d’ago e sedette vicino all’amica.

Fu picchiato all’uscio: era la Caterina che annunziava la visita del cavalier Belli.

— Dov’è?

— In salotto.

— Cosa si fa?

— Va a riceverlo.

— E tu?... non vuoi venire con me?

Vi era una preghiera in questa domanda.

— No, Maria. Io non posso, tu sai. Ogni volta che rivedo una persona per la prima volta, mi par di morire. Quello lì poi!... Va tu sola. E meglio. Non puoi sottrarti al colloquio che egli chiede da tanto tempo.

Maria si alzò risoluta.

— Hai ragione. Non è dignitoso sfuggire sempre la battaglia. Bisogna affrontare coraggiosamente il nemico.

Faustino Belli l’aspettava in piedi, col cappello in mano. Vedendola entrare s’inchinò profondamente. Ella tremava un poco.

— S’accomodi, cavaliere. — E gli indicò una poltroncina di fianco al Francklin, che la donna accendeva tutti i giorni verso l’ora delle visite, anche se la signora non aspettava nessuno.

Faustino Belli rimase in piedi fino a che la