Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/373

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Quello sguardo voleva essere un terribile rimprovero.

Impazientita, la fanciulla si alzò. Già che il cavaliere non aveva altro a dirle, gli chiedeva il permesso di ritirarsi. Egli la trattenne con un gesto.

— O Maria, quanto siete crudele! E’ mai possibile che una creatura tanto elevata voglia tormentare così un cuore che l’adora? No, signorina, no, voi non mi avete promesso nulla, nè quel giorno nè mai. Nessuna parola capace di vincolarvi fu da voi pronunciata. Ma — lasciatemelo dire poichè è la verità — i vostri occhi, l’emozione adorabile che era in voi, e si rivelava nel vostro accento, nella voce, negli atteggiamenti, nell’imbarazzo, tutto mi diceva — forse a vostra insaputa — che io potevo sperare.

— Può darsi, signore, che ella abbia male interpretato i segni fuggevoli a cui allude. Comunque fosse, del resto, io sono libera... Ella deve riconoscere che non mi sono impegnata neppure con una parola: dunque basta.

— No, Maria, non basta: non può bastare. Io sento nel vostro contegno con me la malefica influenza di un nemico che ho diritto di combattere.

Maria a tale insinuazione alzò le spalle con disprezzo.

— Io non subisco influenze. Ammettiamo pure che io nutrissi per lei, oltre la stima e l’ammi-