Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/379

Da Wikisource.

— 381 —

io sono sincero; non guardatemi con quell’aria di disprezzo. Non lo merito. Non per grettezza, nè per viltà, nè per mancanza d’ amore, avrei rinunciato a voi, se vostro padre non mi lasciava queste trecentomila lire, bensì perchè vi amo con adorazione, perchè siete il mio ideale, l’eletta del mio cuore.

Egli parlava con slancio, con passione e il suo accento aveva l’impronta della verità.

Maria scrollava il capo.

— Mi lasci andare. E inutile. Ciò ch’ella dice è troppo strano. Mi lasci andare.

— Non ancora. Non ancora...

E le stringeva le mani, e ostinandosi a darle del voi, affettando una dolce famigliarità, mentre la glaciale riserva della fanciulla gli si imponeva suo malgrado, riprese a dire con orgasmo e malcelata ironia:

— Mi trovate strano? Difatti non ho mai creduto di esser un uomo comune. Sono peraltro un gentiluomo e da gentiluomo mi sono comportato verso di voi. Vi feci la corte, ma senza compromettervi, e allorchè mi parve — fu una illusione pur troppo! — che mi poteste amare mi sono allontanato. E se vostro padre non cedeva ai miei consigli, non sarei più ritornato, per non mostrarvi il mio inutile dolore. E così farò adesso, se voi persistete nel vostro rifiuto...

— Persisterò certamente, signore.

— No, Maria, no!... Per carità non vi osti-