Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/401

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— Non è vero, signor Valmeroni. Sua figlia mi ha fatta una certa carezza. Guardi!

E gli mostrò la guancia tutta rossa, con l’impronta della mano.

— Dentro tu, birichina. Quanto a lei, signor Monti, se lo sarà meritato lo schiaffo.

E chiuse l’uscio senz’altro.

Poche settimane dopo questa scena, tutto pareva deciso. Angelica entrava con Lucia Gerletti nella compagnia Tomba. Nessuno poteva strapparla a quella fissazione. Ella diceva:

— Se non mi lasciate andare, scappo. E già che la compagnia Tomba non mi accetta senza il consenso paterno, mi costringerete ad entrare in una compagnia di secondo rango, meno scrupolosa... e sarà peggio per tutti.

Non ci fu verso di smoverla. E si raccomandava che non le facessero perdere la buona occasione di avere per compagna una brava ragazza come la Gerletti. Costei si buttava in quella carriera per disperazione, avendo capito che sua zia non aveva voglia di mantenerla a studiare. Per l’operetta ne sapeva abbastanza. Il direttore della compagnia aveva arricciato il naso vedendola così bruttina. Poi, la bella voce, stupendamente intonata e un certo spirito comico, che scattava dalla stessa timidezza della fanciulla, l’avevano determinato a prenderla.

Ella diceva all’Angelica:

— So che sono brutta, ma non me ne im-