Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/402

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porta: farò carriera lo stesso. Anzi meglio, perchè gli uomini mi lascieranno stare e le donne, non essendo gelose, non mi faranno tanta guerra.

— Sei fine tu e punto grulla. Ma il cuore? Non ce l’hai il cuore? — chiedeva l’Angelica sorridendo.

La Negrottella — come la chiamava la Bergamini — restò un momento sopra pensiero, quasi che avesse voluto rendersi ben conto del cuore suo prima di rispondere. Rispose finalmente:

— Sono sempre stata infelice e ho visto tanta miseria, che... ciò che tu chiami „il cuore“ non si è mai sviluppato in me.


Mentre Angelica si preparava a firmare la sua scrittura con la compagnia d’operette, Riccardo volle tentare ancora una volta se gli riesciva di indurla almeno ad attendere un anno.

Ella gli rise in faccia.

— Attendere? No, caro... A meno che tu non m’assicuri una dote di trentamila lire, di quelle che Paolo Venturi pagò per i quadri ricuperati...

— Questo non è possibile: tu sai. Ho già parlato col nostro ultimo creditore, per fargli levare l’ipoteca della casa, e pagargli le ventiquattromila lire che ancora gli dobbiamo...

— In questo caso, lasciami al mio destino.